IL DONO DELL'IMPERFEZIONE

Basta con la bellezza perfetta e omologata. La moda oggi valorizza i difetti fisici, simbolo di particolarità e di una personalità ben definita.
A Tokyo per le strade impazza l'effetto yaeba, un tocco d'imperfezione adolescenziale ottenuto grazie a una faccetta posticcia sui canini che ne accentua il profilo, mentre negli Stati Uniti viene apprezzata molto la fessura tra i due incisivi anteriori, che negli anni 90, al contrario, era equivalente a un appuntamento immediato dal dentista. Oggi è la caratteristica di Georgia Jagger (figlia di Mick) e Lara Stone, tra le modelle più apprezzate in questo momento, nonché di Vanessa Paradis, musa francese di Chanel e moglie di Johnny Depp.
Anche il naso piace imperfetto: da Jennifer Aniston a Sarah Jessica Parker, fino ad Alba Rohrwacher, considerata un'icona nostrana di stile e di bellezza, non sfoggiano proprio nasini alla francese.

Lo confermano i dati Asaps (American Society for Aesthetic Plastic Surgery), secondo i quali nell'ultimo anno la rinoplastica ha avuto un calo del 3,4% e dal 2002 è scesa dal quarto al sesto posto nella classifica degli interventi più richiesti. In Italia i gusti non cambiano: un sondaggio realizzato qualche mese fa dall'Istituto Piepoli su un campione di millecinquecento donne dai venti ai cinquant'anni ha decretato la fine dello stereotipo estetico.
La maggioranza schiacciante delle intervistate ritiene irreale e riduttiva l'immagine ispirata alla perfezione e alla giovinezza.

Brené Brown, sociologa presso l'Università di Houston, sull'argomento ha scritto addirittura un libro, ''The gifts of imperfection'', pubblicato da Hazelden.
L'autrice sostiene che il fenomeno è più profondo: nasconde una ribellione a modelli e canoni che provocano frustrazione, perché la perfezione è per sua natura irraggiungibile, il suo contrario, invece, porta a sperimentare, a migliorarsi, a cercare ogni volta di impegnarsi di più, mostrando un certo coraggio.
Senza dimenticare che lo stereotipo è omologante, sia dal punto di vista estetico, sia delle aspirazioni e dello stile di vita e contraddice uno dei desideri più profondi dell'individuo, che è quello di distinguersi.

A sostegno dei difetti si era già schierata nel 1987 il premio Nobel Rita Levi Montalcini con il libro Elogio dell'imperfezione (ed. Garzanti), in cui scrive: "L'imperfezione ha da sempre consentito continue mutazioni di quel meraviglioso quanto mai imperfetto meccanismo che è il cervello dell'uomo. Ritengo che l'imperfezione sia più consona alla natura umana che non la perfezione".

Anche Osho, uno dei guru del pensiero New Age e autore di ''Una perfetta imperfezione''(Cairo editore), condivide la tesi della scienziata italiana. Secondo il mistico indiano pensare in termini di perfezione significa avere un modello preciso da seguire e, quando si esce da questo schema, si avverte il senso di colpa. Non solo: non è stimolante anzi, è un punto d'arresto. Un individuo intelligente capisce che la vita è un'avventura e un'esplorazione costante, attraverso errori e tentativi.

Ansa - Gennaio 2012

4 commenti:

bubeena ha detto...

ho rivisto un sarah giovanissima in footloose!

TU6BELLA ! ha detto...

Davvero c'era anche lei in Footloose?
Non la ricordo... dovrò rivedere il film! ;-)

Unknown ha detto...

Il libro di Brené Brown, "I doni dell'imperfezione", sarà pubblicato in Italia a fine ottobre da Castelvecchi ULTRA!

TU6BELLA ! ha detto...

Grazie dell'informazione! :)

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