UN SALUTO AD AMY WINEHOUSE - LA RAGAZZA BIANCA DELLA MUSICA BLACK

Può esserci solo un'umana rabbia nel dover constatare che la morte prematura della povera Amy Winehouse era prevista. Trovata morta in casa. Dopo un disastro esistenziale da brividi. Anche lei a 27 anni (28 li avrebbe compiuti a settembre), l'età degli angeli maledetti, la stessa di Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin. Già, Janis: era dai tempi della sua disperata parabola che non si vedeva un talento femminile così grande, un personaggio con un carisma così imponente, una ragazza bianca che cantava come se fosse cresciuta a Memphis, immergendo in una stilosissima salsa british la grande tradizione di Aretha, Ruth Brown, Dinah Washington.

E fa rabbia pensare che l'ultima sua apparizione pubblica, a Belgrado, sia stata un penoso disastro: ubriaca e strafatta è salita sul palco barcollante e farfugliante, senza riuscire a cantare neanche una nota in modo decente. Fischiata, umiliata nel mondo attraverso gli impietosi filmati di Internet. L'inevitabile annullamento della tournee europea, era attesa anche a Lucca, si è rivelato, purtroppo, il tragico prologo a una fine annunciata. La carriera di Amy è durata pochi anni: due album, 'Frank', del 2003, promettentissimo esordio, e 'Back to Black' del 2006, il disco dell'esplosione, lo squillante annuncio di una predestinata. Certo a pensare ora che il suo grande hit sia stato 'Rehab', dove lei risponde ''no, no, no...'' ai genitori che la vorrebbero far disintossicare fa venirei brividi.

Fino a che è stata in grado, Amy Winheouse era un'interprete strepitosa anche dal vivo: non aveva una grande estensione e non indulgeva nelle acrobazie un po' gratuite delle sue colleghe piu' celebri. Ma andava all'essenza delle emozioni, come le grandi della musica black, conosceva bene i segreti della melodia, dei sottintesi, cantava benissimo le ballad, vedi 'Loveis a Loosing Game', aveva un suo stile, anche se figlio diretto di una tradizione.

E 'Back to Back' è un disco con arrangiamenti e suoni perfetti. Non a caso la Winehouse ha creato qualcosa piu' di un trend, ha favorito la rinascita di una sorta di nuova versione della Cool Generation inglese dei tardi anni '80, quella degli Style Council, Working Week, i primi Everything but the Girl. Molto presto però Amy è diventata la protagonista assoluto del gossip tossico, come se volesse trasferire nel mondo del pop gli incubi chimici di 'Trainspotting': il suo disastroso matrimonio con BlakeFielder-Civil, fatto di botte, overdose, ricoveri, persino la galera per lui, il divorzio e, in ultimo, la denuncia per stalking nei confronti dell'ex marito da parte della sua nuova compagna, è un po' l'emblema di una deriva autodistruttiva che le ha distrutto la vita.

Era un obiettivo privilegiato di paparazzi e specialisti del gossip, il suo lento suicidio è avvenuto in pubblico, sotto gli occhi del mondo. Niente e nessuno è riuscito a fermare questo disastro: resta solo una pietà profonda nel dover raccontare che un talento così speciale se ne sia andato in un modo così triste.

Ansa - Luglio 2011

2 commenti:

NORA ha detto...

Che dire... se ne vanno sempre i più bravi! E i più bravi hanno spesso un'esistenza dannata... Forse le due cose sono collegate, nel senso che chi riesce a creare qualcosa che tocchi nel profondo le persone, ci riesce perché ha vissuto una vita non comune, che gli ispira storie e sentimenti da raccontare in modo nuovo.. o talvolta la relazione è inversa e chi crea cose eccezionali vede la vita in una prospettiva fuori dal comune, e quindi non si accontenta di viverla in modo convenzionale. Per fortuna, questa regola non vale per tutti gli artisti, ma quelli maledetti certamente guadagnano un'aura magica che li rende un "mito" coinvolgente da raccontare ai posteri: morti prematuramente nel corpo, immortali nella personalità.

TU6BELLA ! ha detto...

Ti ringrazio Oat Milk per la tua interessante analisi!
In effetti ho dedicato due post ad Amy Winehouse perchè la sua morte mi ha colpito molto, quanto mi colpì la sua voce la prima volta che l'ascoltai.
Indubbiamente lei possedeva una voce particolare, ma forse ciò che ci faceva fermare ad ascoltare la sua musica, era proprio quell'interpretazione unica che le derivava dall'aver vissuto ''una vita fuori dal comune'', come dici bene tu.
Una condotta di vita che però l'ha trascinata al triste epilogo di una morte prematura.

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