UN SALUTO A JANE RUSSELL: LA BRUNA PREFERITA DAGLI UOMINI



Il suo duetto con il vestito rosso ciliegia e le piume al fianco di Marilyn ha fatto di lei l'icona bruna per eccellenza. Jane Russell era una di quelle more (e che mora!) che gli uomini sposano... anche se non preferiscono.

Scomparsa ieri a poco meno di 90 anni Ernestine Jane Geraldine - questo era il suo vero nome - era una vera istituzione per Hollywood, che la celebrò per l'ultima volta alla serata di premiazione degli Oscar 2006, anche se non le concesse mai il premio di una statuetta.

Nativa del Minnesota, fu la madre a scommettere sul suo talento nello spettacolo insegnandole a suonare il pianoforte (e canticchiare) per poi iscriverla a un corso di recitazione. La ragazza però amava la vita e le scorciatoie, sicché ben presto trovò lavoro come receptionist e modella. A teatro ebbe insegnanti illustri (era iscritta all'accademia di Max Reinhardt), ma furono le sue foto in cui mostrava una bellezza prorompente e ben nutrita a suscitare l'interesse del miliardario Howard Hughes che la mise sotto contratto (sette anni) per la sua RKO.



Tre anni dopo, nel 1943, era pronto il suo primo film (girato nel 1941): era la donna del bandito Billy the Kid in «Il mio corpo ti scalderà». Il film non figura tra i primi nella storia del western, ma certo tra i più chiacchierati perché la commissione di censura dei produttori ne bloccò l'uscita proprio a causa della voluttuosa e per taluni troppo esplicita presenza della Russell sullo schermo.

Al termine di una lunga battaglia legale la pellicola sarebbe uscita, con buon successo, solo nel 1946, ma intanto Jane Russell si era conquistata la notorietà grazie alle prime pagine dei giornali. Bruna, prosperosa, sguardo seducente sotto le lunghe ciglia e dotata di un «personale» che faceva a pugni con le ristrettezze economiche della guerra, la Russell si trovò da un giorno all'altro proiettata nella classifica delle «pin up» rivaleggiando con la bionda (e altrettanto formosa) Lana Turner nei sogni di soldati, aviatori e marinai. Lei accettò di buon grado l'inedito ruolo per la «causa» dei soldati al fronte anche perchè nel frattempo il contratto-capestro le impediva altre parti al cinema (le venne rifiutata l'opportunità di girare «Sangue e arena» con un altro Studio) e fece il giro del mondo al servizio dell'esercito.

Fece coppia con Bob Hope dimostrando un buon talento comico, e poi con Bob Mitchum ne «L'avventuriero di Macao» in cui confermava il suo personaggio di femme fatale.

Nella vita era tutto il contrario: gli scandali non la toccarono mai, si sposò (e divorziò) con un giocatore di football, ebbe altri due mariti e adottò tre bambini. Il film per cui resta però nella memoria del cinema è senz'altro «Gli uomini preferiscono le bionde» interpretato a fianco di Marilyn Monroe nel 1953. Ricalcando il celebre proverbio per cui poi i maschi scelgono le brune, produsse e interpretò anche un sequel «Gli uomini sposano le brune» (1956) in cui dimostrava di essere un'attrice completa. Ebbe come partner i più grandi, da Frank Sinatra a Robert Ryan, da Victor Mature a Clark Gable.

Ma dopo l'insuccesso del notevole «Femmina ribelle» (1957) preferì abbandonare il cinema e si ritirò per sette anni, preparando con calma un grande ritorno che avvenne sul palcoscenico del Sands Hotel di Las Vegas. E fu un vero e proprio secondo inizio, seguito da tourneè in tutta l'America e da un buon debutto a Broadway nel '61 con il musical «Janus». Girò poi la parte di se stessa, a fianco di Glenn Ford in «Destino in agguato» del '64 per risollevare le sorti del suo vecchio studio, la RKO, ma in genere preferì dedicarsi alla tv, alla pubblicità, e solo qualche volta al teatro. E soprattutto, lontano dai riflettori, alle cause filantropiche. Nell'immaginario di Hollywood restava però sempre la giovane e procace brunetta che sorrideva ai soldati in guerra appoggiata a un covone di paglia e poi la scafata compagna di Marilyn che le consiglia di badare al sodo in tema di uomini.



La sua ultima apparizione da attrice fu nella serie tv «The Yellow Rose» alla metà degli anni '80.

Il Sole 24 Ore - marzo 2011

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